Pagine

lunedì 6 agosto 2012

Perché esplorare lo spazio?


Sono cosciente che con questo post mi attirerò feroci critiche, ma non mi spaventano perché di solito tanto maggiori sono, tanto più in profondità hanno colto nel segno.

Il rover Curiosity è arrivato sano e salvo sulla superficie marziana e presto inizierà limportantissimo lavoro di ricerca degli elementi a base della vita. 
Non ho potuto, purtroppo, fare a meno di notare, disgustato, che di fronte a un'impresa di così grande portata tecnologica e scientifica si sia sollevata la solita critica senza senso all'esplorazione spaziale e in generale alla ricerca. 
Nel mio percorso ho appreso che prima di giudicare si debbano conoscere gli argomenti e le situazioni che si stanno considerando, altrimenti com'è possibile esprimere un'opinione sensata? Purtroppo non tutti la pensano come me, soprattutto coloro che dietro lo schermo di un computer diventano insaziabili leoni pronti a sbranare prima di chiedersi i motivi.

Nel nuovo libro che sto preparando ho dedicato un piccolo spazio proprio nel cercare di dare una diversa angolazione sui costi e i benefici della ricerca astronomica e dell'esplorazione dello spazio. Spero almeno di poter stuzzicare la curiosità di coloro che pensano che questi sono sogni che non possiamo più permetterci.

La prima immagina inviata da Curiosity da Marte
Le responsabilità di politica e mass media sono forti in merito al modo di comunicare e giustificare l’esplorazione dello spazio di fronte alla popolazione.
Spesso le grandi spese necessarie sono sbandierate come esempi di cattivi investimenti di cui la popolazione potrebbe benissimo fare a meno.
Quante volte ho infatti sentito la domanda: “che senso ha spendere un miliardo di dollari per mandare una macchina telecomandata su Marte, quando questi soldi potrebbero aiutare molte persone qui sulla Terra e risolvere tanti problemi?”

Rispondere in modo articolato a questo pensiero, peraltro giustificabile di prima impressione, non è semplice.
Cercherò di farlo su due fronti, l’uno meramente economico, l’altro concettuale. 

È vero che l’esplorazione dello spazio è molto costosa rispetto alla quantità di denaro che utilizziamo quotidianamente, ma per capire quanto dobbiamo paragonarla alla disponibilità di denaro dello stato che decide di intraprenderla.
I 15 miliardi di dollari destinati alla NASA attualmente ogni anno dal governo degli Stati Uniti, possono sembrare tantissimi, ma rappresentano circa lo 0,2% del prodotto interno lordo del paese.
Tagliare i costi dell’esplorazione spaziale per risparmiare il 2 per mille del denaro dei contribuenti, di certo non può in alcun modo aiutare il benessere della comunità o rimettere ordine nel bilancio statale.
Se questo comunque non dovesse ancora convincere i più scettici, facciamo un paragone con altre spese, alcune di dubbia utilità, per vedere quale sia il peso relativo dell’esplorazione spaziale nell’economia di un paese.

Il termine di paragone più impressionante riguarda i costi di una guerra.
L’impegno militare in Afghanistan prima e in Iraq poi del solo governo americano ha richiesto una spesa superiore a 3000 miliardi di dollari(!) in circa 10 anni, vale a dire 300 miliardi di dollari l’anno. Un paragone con il programma Apollo, costato 20 volte di meno, mostra che con questo denaro si potevano lanciare sulla Luna almeno 7 astronavi l’anno per 10 anni e dare lavoro a centinaia di migliaia di ingegneri, fisici, astronomi, operai, unire l’umanità invece di dividerla, risparmiare molte vite umane e portare benessere in tutto il pianeta con le ricadute tecnologiche di un programma così ambizioso.
Un confronto con il programma Shuttle è ancora più impietoso: il denaro speso in 10 anni di guerra poteva finanziare una missione al giorno per tutto questo periodo di tempo.

Anche nel nostro piccolo paese non mancano i paragoni a effetto.
Si pensa che l’Italia sia una nazione troppo piccola per un programma spaziale?
No, è semplicemente uno dei tanti stati che considera prioritarie altre spese, che però non vengono comunicate ai contribuenti, come i 100 jet bombardieri che il governo si è impegnato ad acquistare nei prossimi anni, per un totale di circa 18 miliardi di euro di spese militari in un periodo (fortunatamente) di pace.
La missione Parthinfer che ha portato su Marte il primo rover ha avuto un costo totale di 280 milioni di dollari, circa 220 milioni di euro, minore del prezzo di due di questi jet.
Con il denaro speso l’Italia avrebbe potuto mandare su Marte circa 50 rover.
Solamente per il mantenimento della classe politica italiana vengono spesi diversi miliardi di euro l’anno, di cui ben 4 per il parco di auto blu più numeroso del mondo.
Tagliando i costi delle auto blu si potrebbe lanciare una sonda l’anno diretta verso Saturno e garantire una copertura di missione per almeno 15 anni ciascuna.
Poco più del 50% delle spese annuali del Quirinale sarebbero sufficienti per spedire una semplice sonda verso Marte.
Siamo proprio sicuri che l’esplorazione dello spazio, con cui l’Italia attualmente si impegna con poche centinaia di milioni di euro l’anno, sia il vero spreco da debellare?

Ed eccoci arrivati al lato concettuale di questa articolata, ma lunghi dall’essere completa, analisi.
Come si aiuta un popolo in difficoltà? Come si migliorano le sue condizioni, soprattutto in un momento di crisi?
Immettendo una grande quantità di denaro risparmiata da tagli allo sviluppo e al futuro? Oppure con un piano serio e articolato in grado di far ripartire l’intera economica, creando le condizioni affinché la popolazione abbia l’opportunità di crescere e migliorare la propria condizione?
La storia dovrebbe fornirci un ottimo insegnamento.
Il denaro fine a se stesso, privo di qualsiasi progetto di crescita e sviluppo, può rappresentare un palliativo, o addirittura una droga che rende felici ed ebbri fino a quando non scompare il suo effetto. Poi arrivano i postumi: ci si accorge di non aver fatto alcun investimento e il futuro che si presenta è oscuro e ancora più difficile.
Dieci euro per cinquanta milioni di italiani sarebbero sufficienti per lanciare una sonda verso Marte.
Vogliamo provare a immaginare le ricadute sull’economia, l’industria e il nostro benessere a fronte di questo minuscolo investimento?
Migliaia di nuovi posti di lavoro, il rientro dei nostri giovani migliori costretti a emigrare per realizzare i propri sogni, il richiamo dei grandi investitori esteri e l’instaurarsi di un’economia tecnologica che farebbe diventare il nostro paese ai primi livelli nel mondo.
Pochi miliardi di euro nella giusta direzione sarebbero trasformati in un investimento che potrebbe fruttare oltre 10 volte tanto in meno di dieci anni, se consideriamo il lato puramente economico.
Invece si considerano prioritari piani che non producono alcuna ricchezza per il popolo, ma solo per i signori nelle stanze dei bottoni. Jet che dopo 10 anni saranno da sostituire con altri di nuova generazione, guerre incomprensibili combattute agli antipodi del mondo, privilegi vari di una classe dirigente che non riesce a guardare oltre il proprio naso.
Soldi buttati per produrre nessun investimento, nessuna speranza, nessun sogno, niente lavoro, niente sviluppo.
È così che lentamente si estingue una società nel ventunesimo secolo.


Un investimento per il nostro futuro

Abbandoniamo le considerazioni personali, quindi soggettive, con cui si è concluso il precedente paragrafo e cerchiamo piuttosto di comprendere meglio quali sono i vantaggi pratici dell’esplorazione dello spazio, perché probabilmente questo è il tema più sentito.
Tutta la ricerca scientifico/tecnologica atta a superare i propri limiti obbedisce a una regola molto potente: non importa cosa si cerca, quale sia l’obiettivo del proprio sforzo tecnologico; nel lungo cammino compiuto per raggiungerlo, si conquistano decine di altri traguardi che possono rivelarsi estremamente utili per molti altri scopi.
Le ricadute tecnologiche dell’esplorazione spaziale sono così tante che sarebbero richieste decine di pagine solamente per stilare uno sterile elenco.
Non voglio proporre una sterile lista, ma far capire meglio in che modo una sonda nello spazio aiuti a migliorare le nostre vite molto di più di quanto si possa immaginare, perché è facile criticare di fronte a un computer, magari alimentato a pannelli solari, pubblicando fotografie scattate con un cellulare mentre si guardano le mappe satellitari in alta risoluzione.
Da dove provengono tutte queste tecnologie?

Con il termine inglese spin-off si identificano tutte quelle tecnologie sviluppate per l’esplorazione spaziale che sono state poi adattate per essere utilizzate nella vita di tutti i giorni.
Tra le più importanti degli ultimi anni c’è sicuramente il tema dell’energia fotovoltaica.
La tecnologia dei pannelli solari è stata utilizzata fin dalle prime missioni spaziali automatiche, tranne nei casi in cui le sonde erano dirette verso le regioni esterne del Sistema Solare.
L’agenzia russa e soprattutto americana hanno effettuato importantissimi studi nel disporre di una tecnologia leggera, affidabile e sempre più efficiente dal punto di vista energetico.
I pannelli solari che abbiamo sul nostro tetto derivano direttamente da questi pioneristici studi; senza le sonde interplanetarie, probabilmente questa tecnologia sarebbe arrivata solamente tra molti anni.
Molto importante anche il campo informatico dove il contributo della NASA è stato fondamentale.
Negli anni 60 con l’inizio del programma Apollo una grande quantità di energie fu destinata alla creazione di computer abbastanza piccoli da essere contenuti nel modulo di comando e sufficientemente potenti da pilotare l’astronave durante il viaggio verso la Luna.
Il grande sviluppo informatico, necessario per ricerca spaziale, è stato determinante per la rivoluzione informatica di massa iniziata sul finire degli anni 80.
I moderni programmi di navigazione spaziale a bordo di ogni satellite, dai GPS che guidano le nostre auto, a quelli che consentono di guardare la televisione, derivano dagli studi intensi condotti a partire dagli anni 60.
Anche nel campo medico le ricadute sono molte: dai termometri a infrarossi sviluppati per primi nelle sonde automatiche, ai nuovi materiali utilizzati per le protesi artificiali derivati direttamente dagli studi della NASA, allo sviluppo della tecnologia a diodi per la cura di alcune lesioni.
I sistemi di controllo remoto, gli stessi che consentono di attivare un allarme o un elettrodomestico con l’uso di un semplice cellulare, derivano dalla tecnologia sviluppata per il controllo di sonde a milioni di chilometri di distanza e dei rover radiocomandati su Marte.
Le fotocamere digitali che hanno reso accessibile la fotografia a chiunque e che ormai equipaggiano addirittura tutti i telefoni cellulari derivano da intensi studi e ricerche per l’efficiente ripresa e trasmissione delle immagini provenienti dalle sonde automatiche.
Le conoscenze tecnologiche accumulate e poi rese pubbliche hanno dato inizio all’inevitabile era della fotografia digitale.
I moderni pneumatici che consentono maggiore aderenza e sicurezza derivano dalle ricerche  cominciate durante l’esplorazione lunare sulle mescole da utilizzare per le ruote della Jeep che è stata utilizzata dagli astronauti di Apollo 15-16-17 durante la loro missione.
Il materiale ignifugo dei vigili del fuoco deriva dallo studio sulla costruzione delle prime tute spaziali per le passeggiate degli astronauti.
I sistemi di filtraggio, purificazione e riciclaggio dell’acqua sono stati sviluppati per le missioni verso la Luna e per le lunghe permanenze degli astronauti a bordo delle stazioni spaziali e potrebbero rivelarsi fondamentali nel fornire acqua potabile alle popolazioni povere di alcune regioni dell’Africa e dell’Asia.
Si potrebbe continuare con moltissimi altri esempi tra cui i materiali a memoria che si trovano attualmente anche in divani o materassi, il cibo liofilizzato, i sistemi di scongelamento per le ali degli aerei, ma credo che il succo del discorso sia ben chiaro: gran parte del nostro attuale stile di vita deriva dalla ricerca in ambito spaziale.
Spero di aver quindi provato che mandare una sonda su Marte non è un’attività finalizzata a soddisfare una semplice curiosità o una morbosa voglia di conoscenza, ma è soprattutto un investimento per le future generazioni, con importanti ricadute tecnologiche per tutta la popolazione di questo pianeta.

Il problema è, ancora una volta, politico e legato indissolubilmente alla natura umana.
Le guerre sono molto più costose in termini di denaro, e totalmente inaccettabili dal punto di vista delle perdite e della distruzione che causano.
La ricerca spaziale è decine di volte meno costosa e molto democratica: i benefici derivati non conoscono confini di stato, non fanno discriminazioni razziali, abbracciano tutto il popolo umano e aiutano soprattutto i più poveri.

Nello spazio sicuramente troveremo tutte le risposte ai nostri problemi e la possibilità di un futuro lungo e prospero.
L’esplorazione del cosmo rappresenta un forte collante per l’intera umanità. Questa consente all’uomo di vedere oltre i propri limitati confini, di superare diversità, lotte e guerre, proponendo un obiettivo comune che va ben oltre tutto questo. Un obiettivo che rappresenta la più grande sfida di un popolo: conoscere le sue origini, i motivi della propria esistenza, capire se si trova da solo in questo viaggio attraverso l’Universo. Un motivo così grande e nobile che al di là del benessere tecnologico potrebbe unirci finalmente sotto il tetto di questa unica casa chiamata Terra. 

Il problema è forse questo: chi ha il potere preferisce fare guerre per arricchire se stesso e pochi altri, perché maggiore è la povertà e l’ignoranza del popolo, più semplice risulta manipolarlo e maggiore è la ricchezza che può essere accumulata. Ma questo modello di sviluppo prima o poi non sarà più sostenibile.
E a quel punto l’umanità sarà di fronte alla scelta più importante della storia: chiudere gli occhi e continuare sulla strada dell’autodistruzione, oppure cercare di sconfiggere l’istinto animalesco per avviarsi verso un mondo più equo e giusto per tutti gli abitanti di questo straordinario pianeta. 

Qualche link per approfondire:
Il sito della NASA dedicato a tutte le tecnologie spaziali utilizzate per la vita di tutti i giorni: http://spinoff.nasa.gov/
Una divertente applicazione per scoprire quali materiali e tecnologie derivati dall'esplorazione dello spazio contiene la nostra casa e la nostra città: http://www.nasa.gov/externalflash/nasacity/index2.htm
 

3 commenti:

  1. Non posso che essere d'accordo con la tua analisi rammaricandomi che ci sarà sicuramente qualcuno che, nonostante le evidenze che porti, cercherà di giustificare lo stesso che i soldi per mandare Opportunity su Marte sono uno spreco.
    Il vero male di questa società, e non solo di questa epoca, è il qualunquismo diffuso a piene mani. Ognuno si sente autorizzato a dire la sua anche senza avere alcuna nozione o informazione. Un mio amico insegnante, dopo una infervorata lezione sulle missioni Apollo, si sente chiedere da uno studente "ma dopo che sono stati sulla Luna, che cos'hanno capito?" e questo ignorante non si rende nemmeno conto che l'iPhone con cui messaggia amenità ed errori grammaticali proviene da quella esperienza. Manca il metodo scientifico in tutte le cose. Prima di aprir bocca e dare aria, bisogna documentarsi, sennò è meglio che non si dica niente.

    RispondiElimina
  2. Mi ero perso questo articolo, complimenti.

    RispondiElimina