venerdì 13 dicembre 2013

Il cielo nel passato e nel futuro



Benché ci sembrino sempre ferme, le stelle nel cielo si muovono, seppur molto lentamente. Gli astronomi in questi casi parlano di moti propri, generalmente impercettibili dall'occhio nudo in una vita intera, ma fondamentali se facciamo scorrere velocemente il tempo.

L'evoluzione dell'Orsa Maggiore nel corso dei millenni
Se consideriamo i moti propri delle stelle delle costellazioni, almeno quelle più evidenti, e allarghiamo l’intervallo temporale, ci accorgiamo che il cielo che osserviamo in questi millenni non è altro che un’istantanea di un’evoluzione continua e inarrestabile.
Un esempio piuttosto impressionante riguarda il grande carro, asterismo da sempre presente nelle cronache e nei miti di tutte le civiltà. Le stelle di cui è composto hanno moti propri abbastanza elevati e in direzioni diverse, tanto che la figura attuale così somigliante a un carro rappresenta semplicemente un momento casuale tra un futuro e un passato estremamente diversi.
In effetti, quando sulla Terra comparve l’Homo Sapiens, circa 190.000 anni fa, il grande carro era in realtà un gruppo di stelle che poco o nulla aveva in comune con la forma attuale. 

Non solo il grande carro è soggetto ai moti propri, ma tutte le costellazioni non rappresentano altro che la fotografia di un cielo in continuo movimento.
Senza considerare la nascita e la morte delle stelle, la sfera celeste al tempo della scomparsa dei dinosauri, 65 milioni di anni fa, era popolata da disegni totalmente alieni alla nostra cultura. 

Non bisogna comunque andare così lontano nel tempo per accorgerci dei continui cambiamenti del cielo.
Proprio nel 1992 alla stella Rho Aquilae venne cambiato il nome, visto che il suo moto proprio l’aveva portata dalla costellazione dell’Aquila alla vicina costellazione del Delfino. La stessa stella di Barnard, tra circa 11.000 anni, diventerà la più vicina al sistema solare, a circa 3,8 anni luce da noi. 

Una cosa quindi è certa: se l’essere umano continuerà ad abitare questo pianeta, tra qualche centinaia di migliaia di anni potrà solamente osservare nei libri di storia il cielo sotto il quale è nata e si è sviluppata l’attuale civiltà.

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